Cos’è la dizione? A che cosa mi serve imparare la dizione, se in tutti i film si parla in romano, napoletano o siciliano? Sarebbe solo una perdita di tempo.
Qualcuno di voi l’ha pensato, leggendo il titolo del post, vero? Ammettetelo.
Lo ammetto anch’io che lo studio della dizione non sia un gran divertimento. Nella lista delle cose noiose e fastidiose che comporta il mestiere dell’attore, va a pari passo con l’imparare a memoria il copione. Però le battute a memoria servono, quindi questa parte non si può evitare, mentre la dizione sembra un’incombenza inutile e viene continuamente rimandata.
Ma io sono qui per spiegarvi che, invece, la conoscenza della dizione italiana serve.
Perché studiare dizione
Se un giorno aveste voglia di affacciarvi al mondo del doppiaggio, del voiceover, dello speakeraggio o della narrazione di audiolibri, una buona dizione è un prerequisito fondamentale. Quindi, perché escludere queste possibilità? Se un giorno vi dovesse capitare un’occasione del genere, ma alla fine venisse scelto un vostro collega dalla dizione impeccabile, non vi dispiacerebbe?
Ecco perché vale la pena di pensarci prima e affiancare alla vostra attività di attori un buon corso di dizione. Ma supponiamo che questi settori non vi interessino per nulla. Beh, non è comunque una buona scusa per dire no alla conoscenza della dizione.
Definizione: significato
Per capire cs’è la dizione e perché è così importante, partiamo dal cercare i definire il significato del termine.
Quando si parla di dizione si intende il modo in cui vengono pronunciate le parole e articolati i suoni che compongono il linguaggio. Con questo termine si intende anche l’insieme dei meccanismi della fonetica articolatoria e, più in generale, la fisiologia della produzione del linguaggio orale. Oltre alla cosiddetta ortopeia, di cui parleremo meglio tra poco.
Ecco perché questa ricopre un ruolo fondamentale in diversi campi di applicazione e in particolare nella recitazione attoriale.
Dizione: parole
Certo, nella maggior parte dei film si preferiscono le parlate regionali, ma non in tutti. Vi potrebbe capitare un casting film in cui è richiesto di parlare in un italiano neutro. Insomma, saper recitare in entrambi i modi vi rende più versatili e quindi adatti a molti più ruoli. Vedete la dizione come un’abilità in più da aggiungere al vostro curriculum: non è necessario usarla sempre, ma se dovesse servire voi lo saprete fare.
Questo vale ancor più per i casting teatro, perché non tutte le opere teatrali sono ambientate in Italia. Avere una buona dizione vi rende adatti per il teatro inglese, francese o russo di qualsiasi altro luogo, appunto perché una parlata neutra permette allo spettatore di immaginare meglio quell’ambientazione.
Ora che vi ho convinti dell’utilità di studiare questa materia, mi sembra giusto spiegare che cos’è veramente la dizione. La maggior parte delle persone pensa che si tratti solo di sapere se una parola va pronunciata con la vocale aperta o chiusa, ma in realtà c’è molto di più.
Regole dizione
Una parte fondamentale per scoprire cos’è la dizione è quella che ho appena nominato, che si chiama ortoepia ed è lo studio della corretta pronuncia dei suoni di una lingua.
In italiano esistono due possibili pronunce per le vocali E e O:
- Pronuncia aperta
- Pronuncia chiusa
Noi tutti siamo abituati a pronunciare una determinata parola con la vocale aperta o con la vocale chiusa a seconda di come l’abbiamo sempre sentita dai nostri genitori e dalle altre persone che ci stanno intorno, ma spesso questo non corrisponde alla pronuncia dell’italiano standard.
Perciò, dobbiamo armarci di matita e segnare l’accento giusto sulle E e sulle O che tendiamo a pronunciare in modo sbagliato.
Ma non si tratta solo di queste due vocali: ci sono anche la S e la Z che possono essere pronunciate in maniera sorda o sonora, ma per scrivere i due suoni si usa lo stesso segno, quindi si genera confusione nella pronuncia. Anche in questo caso, bisogna prendere la matita in mano e distinguere tra le due.
Non è finita qui, perché ci sono da considerare anche i rafforzamenti sintattici, cioè le doppie.
A seconda delle regioni d’Italia, il rapporto con le doppie può essere molto diverso: ad esempio in Veneto vengono brutalmente ignorate, mentre in Sicilia si mettono anche dove non servirebbero.
Dizione corretta: audio e intonazione
Infine, c’è la famosa intonazione neutra, ovvero: come si fa a liberarsi della propria cadenza dialettale? In alcuni casi questa “cantilena” è molto fastidiosa perché fa concentrare l’ascoltatore più sulla nostra provenienza che su quello che stiamo dicendo.
Questo si impara usando le tonie e le protonie dell’italiano neutro. In pratica, bisogna vedere le frasi che pronunciamo come se fossero una musica fatta di note e prestare attenzione a finire con una nota più bassa se si tratta di un’affermazione o con una nota più altra se si tratta di una domanda, invece di seguire la cantilena dialettale che ci verrebbe spontanea.
Cos’è la dizione è un argomento abbastanza difficile da spiegare, soprattutto in sintesi, quindi se siete interessati vi rimando a questo mio post che è un pochino più approfondito.
Avete visto? Si tratta di un argomento molto più vasto del semplice segnare con la matita se una E deve essere aperta o chiusa in quella determinata parola.
Spero di avervi dato dei motivi validi per studiare la dizione e magari anche di avervi incuriosito e fatto venire la voglia di scoprirne di più.