Domenica sera è andata in onda l’ultima puntata di Lucignolo 2.0, il rotocalco di “approfondimento Videonews che racconta il mondo dei giovani, fatto di eccessi e follie, di mode e manie, di divertimento e di ribellione” (cfr. sito Mediaset). Tra le storie raccontate dai due conduttori Marco Berry ed Enrico Ruggeri ci sono state anche quelle di ragazzi sconosciuti, persone comuni che per una volta diventano personaggi (molto spesso dei freaks): la ragazza nata e cresciuta in una setta che un giorno si è ribellata alla “prigionia” e ha capito di poter intraprendere un’altra strada, il ragazzo completamente tatuato (anche all’interno degli occhi), la coppia madre/figlio messi alla prova davanti alle telecamere per capire quanto la prima conosca il proprio innocente “pargolo” fino a smontare le sue certezze, il caso del ragazzo malato di “video poker” che è riuscito ad uscirne grazie ad una comunità di recupero e molte altre.
Il racconto è sicuramente sempre sopra le righe, con uno stile che si autodefinisce “giovane” per l’uso spregiudicato (sono ovviamente ironico) di un linguaggio “cazzeggione” e di nudità esposte anche senza motivo, il tutto mentre in sovra impressione scorrono, oltre ai titoli a limiti del grottesco che accompagnano ogni servizio, i tweets dei telespettatori che il più delle volte danno sfoggio di esilaranti prese in giro.
Se Italia 1 ha puntato nella prima serata domenicale sul racconto di una determinata tipologia di giovani, su Rai 3 ogni sera dal 21 Ottobre va in onda un altro modo di raccontare le storie di sconosciuti (non necessariamente giovani) che diventano protagonisti di una sorta di documentario sulle proprie vite. Prodotto dalla Stand by me di Simona Ercolani (la creatrice di “Sfide” – a cui questo programma si rifà molto – ma anche de “La Pupa e il Secchione”), “Sconosciuti. La nostra personale ricerca della felicità” è il titolo del programma che accompagna gli spettatori all’appuntamento quotidiano con “Un posto al sole”. Superata la perplessità iniziale, rispetto alla scelta di mettere in scena ancora una volta le vite delle persone comuni (“storie ordinarie di persone straordinarie impegnate nella traversata della quotidianità” recita la presentazione ufficiale della Rai), cosa che avviene ormai in più modi su tutti i canali, quello che colpisce è il modo in cui questo viene fatto.
In ogni puntata, protagonista di questo docu-reality è una mamma, una figlia, un anziano, un giovane padre… insomma delle persone davvero comuni le quali, probabilmente, mai avrebbero pensato che la loro storia si potesse raccontare come in un film. Così dalla mamma e figlia che a differenza di anni vivono lo stesso calvario dato dalla malattia si passa al giovane immigrato che si innamora della ragazza italiana e lotta per costruire la sua vita insieme a lei, dall’uomo che per anni tiene chiusa la pasticceria, ereditata dai nonni, per evitare che il ricordo dei fasti del passato venga svenduto per qualche affare economico all’infermiera che non può avere figli e decide di sfidare la legge, nascondendosi per mesi con una neonata orfana, il cui destino sarebbe stato quello di un orfanotrofio e a cui invece è stata regalata una famiglia amorevole e molte altre. Presi dalle note di un “lalala” ipnotico della colonna sonora (“Dance me to the end of love” di Leonard Cohen), ci si ritrova a seguire con attenzione e curiosità quella che davvero potrebbe essere la storia di ognuno di noi. Lo stesso motivo, però,’ ci porta a pensare che alcune di quelle storie potevano tranquillamente continuare ad essere sconosciute ma lo stile narrativo, il linguaggio, le citazioni musicali e quelle letterarie messe a chiusura di ogni puntata ti convincono che forse sono davvero delle belle favole da raccontare.
Non perderti niente:
💬 AttoriCasting ha anche un canale Whatsapp: iscriviti subito!
📱 Ma anche un canale Telegram: ti aspettiamo qui!
Lascia un commento