Nastri d’Argento, Matilda De Angelis: “Condividere il premio con Elodie è irrispettoso, si perde unicità”. L'attrice bolognese ha espresso il suo pensiero in un'intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano.

A tenere banco, in queste ore, sono le dichiarazioni di Matilda De Angelis, all’indomani della cerimonia dei Nastri d’Argento 2025, che si è tenuta lunedì 16 giugno al Museo MAXXI di Roma. La bolognese è stata premiata come miglior attrice non protagonista per “Fuori” di Valeria Golino, ma ho dovuto dividere il riconoscimento con la cantante Elodie, sua collega nel film. E proprio questa condivisione ha suscitato non poco disappunto nell’attrice bolognese che non ha perso tempo per rilasciare alcune dichiarazioni a Il Fatto Quotidiano: “È molto strano vincere un premio insieme a un’altra persona. Lo trovo molto irrispettoso, nel senso che ognuno di noi è un individuo singolo”.

Matilda De Angelis contro i premi ex aequo: “Tolgono unicità al nostro lavoro”

La riflessione di Matilda De Angelis non nasce da un capriccio né da uno scatto d’orgoglio. L’attrice, già vincitrice del David di Donatello nel 2021, ha alle spalle una carriera riconosciuta e solida. E proprio per questo, sottolinea, il problema non è tanto il premio in sé quanto la scelta di dividerlo.

“Quando togli la singolarità, togli la personalità, l’impegno, l’unicità, la particolarità”, ha dichiarato, criticando apertamente il principio che sta alla base del premio condiviso. “Per me è insensato dare un premio condiviso con un’altra persona”, ha aggiunto con fermezza.

“Fuori”, un film che ha emozionato anche dentro il carcere

Al di là delle polemiche, “Fuori” si conferma come una delle opere più significative dell’anno. Diretto da Mario Martone e presentato al Festival di Cannes, il film racconta la vita e la figura di Goliarda Sapienza, interpretata da Valeria Golino, attraverso uno sguardo potente e profondamente umano sul mondo carcerario femminile.

Secondo la De Angelis, il vero valore del film è emerso nelle proiezioni speciali all’interno delle carceri, come a Rebibbia: “Le detenute si sono emozionate, si sono riconosciute, si sono riviste, hanno pianto, hanno riso. È questo il senso di quello che facciamo”, ha raccontato.

Un cinema che non solo intrattiene, ma tocca, riflette, restituisce dignità e identità. E se le polemiche fanno rumore, forse è anche perché nascono da un contesto artistico vivo, dove le voci – come quella di Matilda De Angelis – non temono di farsi sentire.

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