Ogni spettacolo teatrale è un’esperienza diversa e lascia emozioni diverse a ciascuno spettatore.
Se chi lo ha diretto e recitato ha lavorato con passione, vale sempre la pena di vederlo, anche se si tratta di una compagnia amatoriale, perché significa che qualcuno si sta impegnando per raccontarci una storia, per farci divertire o mostrarci una realtà diversa dalla nostra.
Tutti gli spettacoli hanno la loro dignità, ma è anche vero che alcuni hanno influenzato la storia del teatro più di altri. Si tratta delle opere di drammaturghi che hanno sperimentato linguaggi teatrali nuovi, hanno espresso un pensiero innovativo, hanno trovato un modo per raccontare la società in cui vivevano e i temi su cui l’uomo riflette dall’inizio della sua storia.
Per questo, credo che ci siano delle opere particolarmente significative e che vale assolutamente la pena di vedere, non solo per gli attori e aspiranti attori, ma per tutti gli spettatori che amano il teatro e vogliono conoscere meglio quest’arte.
Ci sarebbero molti testi teatrali che meritano di entrare in questa lista e scegliere non è facile, ma io ci ho provato.
Questi sono i quindici spettacoli che, secondo me, ogni amante del teatro dovrebbe andare a vedere:
- “Le baccanti” di Euripide: ultima opera del tragediografo greco, tratta il tema della follia e racconta la rovinosa fine a cui va inevitabilmente incontro il mortale che si oppone agli dèi. Dioniso scende fra gli uomini per dimostrare ai tebani di essere un vero dio, ma il re Penteo si rifiuta di riconoscere la sua divinità e vuole proibire i riti che le baccanti celebrano in suo onore. Dioniso si vendicherà convincendolo ad assistere di nascosto a questi riti, durante i quali le donne, prese dalla follia bacchica, lo scopriranno e lo uccideranno.
- “Gli uccelli” di Aristofane: stanchi della guerra, i due protagonisti decidono di fondare una città tra le nuvole insieme agli uccelli, dove solo le persone ritenute degne potranno abitare. Anche se attraverso il linguaggio comico, l’opera racconta il desiderio sempre attuale degli uomini di fuggire dalla società corrotta e fondare una città ideale.
- “Amleto” di Shakespeare: il grande drammaturgo inglese tratta in questo testo molti dei temi fondamentali del pensiero umano: i rapporti familiari, l’amore, la pazzia, la corruzione connessa al potere, il contrasto tra apparenza e realtà, il dubbio, l’azione e la mancanza di azione. Nel corso della storia, l’opera è stata rappresentata in molti modi, ma mantiene sempre il suo significato profondo.
- “La tragica storia del dottor Faust” di Christopher Marlowe: Lo studioso tedesco Faust, seguendo la sua brama di conoscenza, arriva a stringere un patto con Lucifero: Mefistofele lo servirà per ventiquattro anni, concedendogli un enorme potere, ma al termine del tempo stabilito Faust sarà condannato alla dannazione eterna. Durante l’intero dramma, il protagonista non si pente mai delle proprie azioni, fino al momento in cui Lucifero viene a prendere la sua anima. Marlowe fa di Faust un vero topos letterario che verrà ripreso poi da molti autori.
- “Tartuffo” di Molière: ispirata ad una pièce italiana della Commedia dell’Arte, quest’opera ne riprende i complicati intrecci di trama, ma vi aggiunge anche le critica sociale. Tartuffo, infatti, rappresenta i vizi della società nobile francese, che si nasconde sotto la maschera della devozione religiosa e dell’amicizia, ma in realtà pensa solo al proprio tornaconto personale.
- “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov: concepita dall’autore come una commedia, fu rappresentata da Stanislavskij come un tragedia e da allora l’opera mantiene una duplice natura. Čechov vuole descrivere la situazione della società russa del suo tempo e in particolare il declino dell’aristocrazia: infatti la protagonista è una nobildonna che si vede costretta a vendere la tenuta di famiglia per pagare i debiti. Nonostante i tentativi di salvare la proprietà, questa viene acquistata dal figlio di un ex-servo della famiglia
- “Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello: sei personaggi cercano qualcuno che sia disposto a raccontare la loro storia, perché l’autore si è rifiutato di scrivere il loro dramma. Il testo esprime, attraverso il metateatro, i temi principali della filosofia pirandelliana: il rapporto tra verità e finzione, l’impossibilità di comunicare e il contrasto tra la vita, che cambia continuamente, e le forme che tentano di fissarla in un personaggio statico.
- “L’opera da tre soldi” di Bertolt Brecht: si svolge nel mondo della malavita londinese, ma mira a mettere in luce il cinismo dell’alta borghesia. Mette in pratica l’effetto di straniamento teorizzato da Brecht: lo spettatore non si deve immedesimare nei fatti narrati, ma distanziarsi da essi, per poterli analizzare criticamente.
- “Le serve” di Jean Genet: due sorelle sono a servizio presso una ricca signora, per cui provano un sentimento ambivalente di amore-odio. Quando la padrona è assente, le due recitano a turno la parte della signora e della serva, ma questo gioco di finzioni le porta ad un vero tentativo di omicidio, che fallisce, causando però il suicidio di una delle due cameriere e l’arresto dell’altra.
- “Aspettando Godot” di Samuel Beckett: un testo in cui non succede nulla: i due protagonisti semplicemente aspettano un terzo personaggio che ha dato loro appuntamento, ma non arriva. Parlano, discutono, ma, anche quando sembrano aver preso una decisione, poi non riescono ad agire per metterla in pratica, ma rimangono sempre nello stesso stato di perenne attesa. Beckett non ha mai spiegato chi sia Godot, ogni spettatore può dare la sua personale interpretazione.
- “Chi ha paura di Virginia Woolf?” di Edward Albee: il dramma racconta il lato oscuro di un matrimonio borghese. Martha e George, sposati da vent’anni, invitano a cena una coppia di coniugi più giovani, ma la serata degenera in un sadico “gioco della verità” in cui, con l’aiuto dell’alcool, vengono a galla tradimenti nascosti e sconvolgenti verità sul loro passato.
- “Mistero buffo” di Dario Fo: Il testo è composto da monologhi che raccontano alcuni episodi della vita di Gesù, tratti dai vangeli apocrifi. Ma non è tanto il contenuto ad essere particolare, quanto il modo di raccontare: infatti Fo recupera la tradizione dei giullari medievali e inserisce il grammelot, un linguaggio inventato che non significa nulla ma è puramente onomatopeico.
- “Art” di Yasmina Reza: Serge vuole darsi arie da collezionista d’arte e spende una cifra esorbitante per un quadro completamente bianco. I suoi amici Marc e Yvain cercano di fargli capire che è stato un pessimo affare, ma la discussione sul significato dell’arte degenera in una lite. Uno spettacolo brillante nel raccontare le dinamiche dell’amicizia e come queste possono incrinarsi anche per un fatto apparentemente insignificante.
- “Psicosi delle 4 e 48” di Sarah Kane: il testo vuole raccontare i pensieri di una persona affetta da depressione clinica. Non c’è una trama lineare e non esistono nemmeno dei veri e proprio personaggi: a volte la scena si presenta come un monologo, a volte la voce narrante sembra dialogare con se stessa. L’autrice ha voluto esprimere la sua personali visione della depressione, malattia di cui soffriva veramente e che la spinse al suicidio poco dopo aver scritto quest’opera.
- “Le beatrici” di Stefano Benni: una serie di monologhi che raccontano di donne diverse, con storie diverse, dal comico al tragico. Si parte da Beatrice, quella di Dante, ma vista sotto una luce inedita, e poi si arriva a donne e ragazze del nostro tempo. Tutto con lo stile caratteristico di Benni.
E voi, quanti di questi spettacoli avete già visto? Quali sono sulla vostra lista personale di opere da vedere il prima possibile?
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