È di questi giorni la notizia che Daniel Craig, interprete di James Bond, si avvarrà, sul set del prossimo film, di un “intimacy coordinator”, ovvero di un coach con il compito di aiutare gli attori a gestire le scene di sesso più hot previste nel copione. È una figura che insieme al regista e agli interpreti decide le modalità con cui certe scene hard vanno girate, per evitare imbarazzi o eccessi e tutelare gli attori coinvolti. Craig non è l’unico ad avvalersi di un coach e la pratica è molto diffusa tra gli attori anglosassoni, mentre in Italia si fatica ancora a capire il ruolo e l’importanza di questa preziosa figura professionale.
Cos’è il coaching e in che modo può essere di aiuto nell’arte della recitazione o nella vita di un attore?
Tutto inizia negli anni ‘70 con il maestro di tennis Timothy Gallway, che intuì come i giocatori riuscissero a dare il meglio di sé se stimolati con domande aperte, concentrandosi sui loro obiettivi in modo consapevole. Interessato a queste teorie John Whitmore, ex pilota automobilistico, si adoperò per diffonderle e ampliarle, tanto che è considerato il “padre del coaching”. Oggi i life coach sono numerosi ed operano non solo nel campo dello sport, ma anche in politica o in grandi aziende. Alcuni hanno sviluppato tecniche e percorsi ad hoc per attori e forniscono metodi e strumenti per prepararsi a un provino, a una parte o per migliorare il proprio stile di vita, con ricadute benefiche anche nel lavoro. Dopo aver studiato recitazione, dizione, ed essere dunque tecnicamente preparato, un attore ha bisogno di molto altro per dare il meglio di sé.
Chi è l’acting coach e cosa fa?
L’acting coach è una specie di trainer che supporta gli attori: li aiuta a individuare il personaggio, ad entrare nelle scene, gli fa capire i passaggi in cui sono più deboli o non sufficientemente coinvolti nella parte. In questo modo una volta sul set gli attori possono iniziare da subito a girare, senza dover aspettare i consigli del regista, con notevole profitto per tutti. Fare l’attore è un mestiere complesso, che abbraccia molte competenze e un coach è un valido supporto nel percorso di preparazione.
Esistono diversi tipi di acting coaching, alcuni che intervengono a livello più personale sull’attore, andando a sciogliere eventuali criticità residue, altri che si focalizzano essenzialmente sulle prestazioni attoriali. Christine Gallaire, ad esempio, è una coach a tutto tondo, che lavora molto anche nel campo dello spettacolo. I tre ingredienti per affrontare un percorso di evoluzione per lei sono coraggio, disciplina e umiltà, che valgono sia a livello personale che professionale.
Un’altra fonte di ispirazione possono essere i consigli di Maria Konnikova, psicologa e scrittrice che al World Economic Forum di Davos ha indicato alcune abilità che sono trasversali e possono aiutare anche l’attore nella vita di ogni giorno: capacità di negoziare, guardare indietro per imparare dai propri errori, essere disciplinati nel conseguire obiettivi a lungo termine.
Molto concentrato sul lavoro dell’attore è l’Acting Coaching Studio di Matteo Tosi, che si fonda sul dialogo profondo tra attore e coach: le scene vengono imparate prima dell’incontro, che può essere individuale o di gruppo, dopo di che inizia il training. Il lavoro di Tosi si basa sulla scuola realistica di stampo americano, che conduce l’allievo a mettere in scena circostanze e personaggi reali, autentici e “vivi”, partendo dalla presa di coscienza del proprio potenziale artistico e del “mondo interiore” dal quale attingere e usare all’interno del lavoro scenico.
Il metodo Wingwawe
È un concetto di coaching nato in Germania e che si è diffuso negli ultimi 10 anni. Si caratterizza per tre aspetti importanti: la velocità, come un battito d’ali, la precisione, in quanto i risultati si possono misurare facilmente e l’eleganza, intesa come assenza di processi cognitivi complicati. Il metodo Wingwave propone un intervento di coaching breve ma molto efficace: bastano pochi incontri per condurre l’attore a liberarsi dallo stress da prestazione, ad aumentare la creatività, a raggiungere il benessere psicofisico ed a risolvere positivamente i conflitti. Tutto ciò si ottiene mediante un intervento semplice: in fase di veglia viene fatta una stimolazione delle fasi REM (Rapid Eye Movement), che normalmente avvengono nel sonno. Durante la seduta il coach fa spostare in modo veloce lo sguardo del cliente in senso orizzontale da destra a sinistra con rapidi movimenti della mano. Il tema che verrà affrontato nella sessione viene individuato con un test miostatico, che in questo caso diventa lo strumento della risposta muscolare.
Non perderti niente:
💬 AttoriCasting ha anche un canale Whatsapp: iscriviti subito!
📱 Ma anche un canale Telegram: ti aspettiamo qui!

Lascia un commento